I TAOISTI E IL VINO

L’offerta di vino è una delle più antiche cerimonie fatte in sacrificio agli dèi e solo coloro che avevano le più alte virtù potevano servirli.

Nell’antichità, in Cina, il sacerdote del tempio usava offrire vino (báijiŭ白酒 inteso come acquavite, distillato “bianco”) nelle cerimonie in onore delle divinità e veniva così spesso definito “jiŭrén 酒人” : uomo del vino.  Secondo il testo classico Zhou Li 周禮 (uno dei Tre Riti di stampo confuciano): “il sacrificio agli dèi con il vino è regolamentato da leggi imperiali”. Ciò significava che il vino doveva essere usato solo come offerta e non per uso personale. Inizialmente, il Taoismo venne influenzato da questa tradizione e la legge doveva essere osservata da tutti… ma non tutti evitavano il vino!

Il maestro celeste Zhāng Dàolíng 张道陵, fondatore del movimento taoista “La Via dei Cinque Grani di riso” del 142 DC, stabilì 24 regole, di cui la prima era chiamata “Libagione” 祭酒 jìjiŭ.

Molti dei primi testi taoisti non avevano regole che evitavano di bere vino. Il primo testo taoista tuttora sopravvissuto è 老君想尔戒 Lăo Jūn Xiăng ĕr Jiè, scritto tra il 190 e il 220 DC da Zhāng Lu, terzo maestro celeste e nipote di Zhāng Dàolíng.

Sia gli immortali taoisti che molti personaggi storici avevano un indissolubile legame con il vino e frequentavano spesso taverne: il più famoso poeta della dinastia Tang, Lĭ Bái 李白(701-762, definito “poeta taoista” Dàoshi shīrén 道士诗人) e il poeta Dù Fŭ 杜甫(712-770) sono annoverati fra “Gli otto immortali del vino”.

La leggenda narra che Lǚ Dòngbīn, che fondò le basi della setta taoista Quánzhēn, voleva a tutti costi fare carriera e passare gli esami statali (qualcuno dice che superò l’esame nell’anno 837 sotto l’imperatore Wenzong nella dinastia Tang). Dopo esser arrivato a Chang’ an (l’antica Xi’An), incontrò alla taverna del vino Quán Zhōnglí (che divenne poi il leader degli Otto Immortali) il quale gli insegnò le tecniche taoiste dell’immortalità, dopo però aver superato le “dieci prove”.

La setta taoista Quánzhēn si basa su regole di comportamento molto rigide, quali non mangiare carne e non bere alcolici. Ma nel passato non fu proprio così. Durante la dinastia Ming (1115-1234), Wáng Chóngyáng (poi fondatore della setta Quánzhēn), nacque in una ricca famiglia nello Shaanxi, fu educato allo studio dei Classici cinesi e alle arti marziali. Grazie alla sua abilità, fu ammesso nell’esercito. All’età di 48 anni incontrò alla taverna del vino alcune persone che parlavano di un elisir di lunga vita e pratiche magiche (queste persone erano gli immortali Quán Zhōnglí, Lǚ Dòngbīn e Liú Hăichán) che gli offrirono da bere “l’acqua divina”.  Da allora egli seguii i loro insegnamenti.  Fece finta di esser pazzo così lasciò la sua famiglia e si rifugiò nella montagna NanShan per praticare l’alchimia interna.

Un altro taoista che amava bere vino era Lĭ Hánxū 李涵虚, che durante la dinastia Qing fondò la setta Dāndào Xī Pài 丹道西派 (lignaggio che consacra Lǚ Dòngbīn e Zhāng Sān Fēng suoi antenati). Da piccolo era molto bravo a suonare il Gŭqín (antico strumento cinese a corde) , ma poi divenne un assiduo frequentatore di taverne e, benché fosse spesso ubriaco, scriveva bellissime poesie: venne chiamato uomo della poesia e del vino.

Ma vi erano anche importanti testi taoisti  come il Canone della Grande Pace Taiping Jing  太平經 丁部che proibivano assolutamente ai taoisti di bere vino per molti motivi tra cui preservare la salute fisica e psichica. E noi ovviamente come scuola siamo assolutamente d’accordo!

Alessia Pasut

venerdì 17/07/2020